Cina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un viaggio fra le minoranze etniche del Sud della Cina

Vi racconto qualcosa sullo Yunnan. Con volo Catay Pacific via Hong Kong sono arrivato a Kunming, capitale dello Yunnan. Il mio programma prevedeva la visita dei luoghi dove vivono le minoranze, al confine con il Myanmar, lungo la mitica Burma Road, al confine con il Laos, lungo il Mekong e la pista Ho Chi Min e poi a nord verso il lago Erhai le minoranze tibetane. Kunming e' una grande città industriale, molto caotica, di interessante ho trovato la Stone Forest la famosa foresta pietrificata, anche per i locali meta di gite, il lago Dian e la passeggiata alle Western Hills ed alcuni templi Buddisti. Un albergo decente ed economico è il Camelia Hotel, a quel tempo nelle sue vicinanze era possibile effettuare il cambio nero, oggi pressochè scomparso visto che non esistono più gli F.E.C. (Foreign Exchange Certificate) la banconota inventata dal governo cinese solo per i turisti.

Il giorno successivo con volo interno sono andato a Jinghong il capoluogo della regione Xishuangbanna e da questa base sono partito per visitare i vari villaggi delle minoranze locali: Dai, Yao, Miao, Zhuang, Ami, Jinu, Bulang, Lahu e Wa. I piu' numerosi sono i Dai che fanno parte della piu' grande famiglia i Thai che includono anche Lao, Siamese, Shan, Thai Dam e Ahom che probabilmente sono arrivati dalla Thailandia, Birmania, Laos, Nord Vietnam e Assam. Interessante era girare per i mercati ed incontrare le varie etnie con i loro costumi tradizionali molto belli, colorati e riccamente addobbati.

Fortuna ha voluto che potessi assistere ad un importante festival quello degli Hani: festeggiavano il riconoscimento della loro autonomia sia linguistica che culturale. E' durato diversi giorni tra danze, saggi ginnici e vari spettacoli a cui hanno partecipato diverse etnie ed importanti funzionari del governo centrale. Ero tra i pochi turisti presenti e visto che fotografavo volentieri, gli organizzatori locali mi hanno permesso di accedere a posti vietati al pubblico: e' stata una esperienza veramente interessante. Dai locali non ho avuto nulla da cui temere nonostante, si mormorava, fosse il periodo della raccolta dell'oppio per cui ogni tanto c'era qualche scaramuccia fra bande rivali probabilmente con i contrabbandieri provenienti dal Laos per cui al tramonto era saggio starsene in citta'.

Il viaggio che mi avrebbe portato anche a nord al lago Erhai era stato organizzato con il locale ufficio del turismo (CITS) con non poche difficoltà. Infatti poi ho capito il perchè della loro reticenza ad accompagnarmi a nord: la pista non era in buone condizioni ed il percorso presentava diverse difficoltà anche a livello logistico, come ad esempio i pasti, ma che ho superato con buon spirito di adattamento: sono quasi certo di aver mangiato carne di una specie di topo grosso come un gatto, inoltre nei vari menù c'erano anche le cavallette fritte (non male) e molte altre cose che ancora oggi mi chiedo cosa fossero. Comunque ho sempre mangiato e bene e non sono neanche dimagrito a differenza del mio primo viaggio in Cina fatto nel '90 dove sono dimagrito di 8 (otto) chili. Nella regione dello Xishuangbanna ho visitato villaggi di diverse etnie.

La gente era molto cordiale, potevo visitare tranquillamente le loro case, molte erano povere capanne con le suppellettili ridotte al minimo indispensabile, ma tutte erano decorose. Faceva un freddo terribile, non credete a chi dice che l'inverno nello Yunnan e' temperato. L'autista del minibus girava col finestrino aperto (sputava spesso !!!), quindi al mattino entrava il freddo (di notte gelava), nel pomeriggio arrivava invece una micidiale polvere rossa. Penetrava dappertutto, negli zaini, nei vestiti e persino nella macchina fotografica che mi si e' bloccata diverse volte. Il paesaggio era stupendo, un susseguirsi di risaie dove era possibile vedere contadini che aravano con l'ausilio dei bufali e mondine intente a trapiantare il riso.

La terra e' generosa ed il clima permette anche tre raccolti l'anno, nonostante i metodi arcaici per coltivare. Anni or sono, durante una delle tante aperture verso la Cina da parte della Unione Sovietica, vennero donati alla provincia dello Yunnan diversi trattori, con lo scopo di modernizzare l'agricoltura. Ma il tutto si rivelo' un clamoroso fallimento. Infatti, data la conformazione del terreno, i trattori si dimostrarono inadatti perchè rimanevano intrappolati nel fango per cui i contadini tornarono ad usare l'aratro di legno trainato dai bufali. Quando osservavo i contadini lavorare al tramonto con il caratteristico cappello a pagoda avevo l'impressione che da un momento all'altro si sarebbero alzati imbracciando il kalasnichov come i guerriglieri kmer in Vietnam tante volte visti nei film e nei reportage di guerra.

Per andare a nord ho seguito la Burma Road che da Daluo, il posto di frontiera col Myanmar, passando da Jinghong porta a Dali, Lijang e poi su verso il Sichuan. Il paesaggio e' un rincorrersi di colline e montagne, alte al massimo 2000 mt, coltivate a riso e the. E' impressionante la quantità di risaie tutte a terrazze che ho visto. Le Guest House dove pernottavo erano pulite e decorose e quasi tutte avevano la luce elettrica e l'acqua corrente. Tra i vari mercati incontrati durante il trasferimento a Dali, uno in particolare si e' rivelato interessante. Ho notato che le ragazze veni vano usate come portatrici e portavano pesi non indifferenti, in particolare legna, probabilmente usata come combustibile. Credo che di turisti ne fossero passati ben pochi perchè la gente mi veniva incontro e mi osservava con fare curioso.

Dopo tre giorni di piste tra risaie, colline, montagne e ancora risaie, arrivo a Dali. Splendida città medievale adagiata sulla sponda occidentale del lago Erhai. Un lago di 40 km di lunghezza al centro del quale ci sono alcune piccole isole sacre, su una c'e' un minuscolo tempio. A ridosso di Dali ci sono montagne alte 4000 mt, regno dei Bai, etnia del gruppo birmano-tibetano. In Dali tutto e' interessante: le Tre Pagode, costruite intorno all'VIII-IX secolo, la leggenda narra che proteggono la città dai terremoti; il mercato locale popolato da etnie del gruppo tibetano, i ristorantini. E' bello perdersi tra i vicoli, scoprire l'Hard Rock Cafè locale, il 'pub' dove si svolge il torneo di backgammon, lo studio del massaggiatore citato da una famosa guida e verificare che e' veramente bravo, la pizzeria (???!!),.... Dali e' una cittadina da freak, molto vivibile. Immaginate Kathmandu senza l'attuale traffico caotico e la pressante insistenza dei vari venditori di souvenir.

C'è un altro posto, in Cina, che ha la stessa atmosfera e' Yangshuo un villaggio a sud di Guilin, se vi piacciono i posti come questi andateci! Nei negozietti e sulle bancarelle di Dali si trova di tutto: vecchi monili tibetani, pipe da oppio, tavolette da stampa in legno, i rinomati marmi locali, i tipici batik. Da non perdere e' la gita sul lago Erhai. Il lago e' famoso perchè vi si pratica ancora la pesca col cormorano. I pescatori legano attorno al collo dei cormorani un laccio che impedisce loro di inghiottire, così quando catturano un pesce sono costretti a cederlo, in cambio di un pesciolino. Sulla sponda orientale del lago ho visto uno strano mercato animato e coloratissimo. Montagne di ortaggi (proprio montagne, più alte di me), maialini che, in risposta al fischio della padrona, accorrevano grufolando, da tutte le parti. Il dentista che esponeva i denti estirpati (tutti rigorosamente cariati). Portatrici cariche all'inverosimile che si facevano strada gridando e spintonando, imbonitori, biscazzieri, venditori di coreografiche mele candite, gente, gente e ancora gente. All'ingresso del mercato c'era un vasto e profumato parcheggio di muli. Indimenticabile

 

mailto: Indy

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Aggiornato il: maggio 21, 2011.